V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A – 2020

Dal Vangelo secondo Giovanni 11,1-45: “La morte: una metafora”

Breve riflessione

In questo brano di Giovanni sono descritti tutti i comportamenti possibili di fronte alla sciagura: c’è chi piange, non esce da casa, fa il lamento, chi invece esce fuori di corsa, si agita, chi infine rimprovera Dio.

C’è anche forse il turbamento di chi attribuisce la sciagura al proprio peccato: se Dio non interviene, è perché non me lo merito. Come se le umane resistenze al bene potessero porre un limite alla tenerezza dell’Amore. Tutti questi atteggiamenti sono distrazioni per non incontrarsi con il proprio vero essere messo di fronte all’imprevisto, alla contrarietà, all’insicurezza, alla radicale solitudine ontologica.

Per essere vita, l’esistenza deve poter essere una successione di morti. Gli antichi si raffiguravano la morte come fiume da passare. Talvolta però il ponte sembra non esserci. Bisogna avventurarsi ma il passaggio fa paura. Si rimane fermi sulla riva. Disperarsi, agitarsi, lamentarsi sono tutti modi per evitare di mettere i piedi nell’acqua, che significherebbe perdere le sicurezze. E’ più facile accusare Dio. La sua apparente assenza dalla storia, diventa pretesto per un ateismo pratico anche da parte di chi si ritiene credente. Di fronte al male, alla morte sentita come l’irrimediabile sconfitta della vita, c’è la risposta del buon cristiano che conosce il catechismo: “So che resusciterà nell’ultimo giorno” e intanto piange. Gesù cerca di far passare Marta da una fede di testa ad una fiducia viscerale nella vita: “Io sono la risurrezione e la vita”, ma senza ottenere da lei che percepisca il senso profondo di quello che sta avvenendo.

Prima che Lazzaro morisse, né lui né le sue sorelle erano viventi. Ora, la gloria di Dio è l’uomo vivente, non solo perché è il Dio della vita -che è ancora un modo di dire per estrometterlo al nostro mondo, dalla nostra esistenza- ma perché è la Vita che si manifesta come tale in ogni vivente. Crederci è accettare di non fuggire per cogliere il più che è offerto. E’ capire che tutta la realtà tangibile, qualsiasi avvenimento, persino qualsiasi sofferenza, sono metafore della vera vita nascosta alla radice di ogni esistenza. “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate” che la vita è, che la morte è solo un’altra forma dell’essere. Se il sole è offuscato dallo smog, perde per questo il suo fulgore? Lazzaro, vieni fuori… scioglietelo e lasciatelo andare! L’uomo è chiamato a venire fuori da tutte le sue morti, il Signore della vita chiama tutti a libertà. Si potrebbe tradurre con l’oggi: RESTO a CASA per venire fuori da tutte le mie difficoltà relazionali in famiglia, da tutti i miei dubbi riguardo agli altri diversi da me, sia a livello di razza, professione, occupazione, …. Tutto questo perché ho più tempo per riflettere su di me e ciò che mi circonda.

Buon cammino quaresimale!