DOMENICA DELLE PALME – ANNO A – 2020

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo26,14–27,66: «La Passione, parola di incoraggiamento»

Breve riflessione

Oggi ascoltiamo la storia della passione secondo San Matteo. È una storia emozionante che va dall’annuncio alla realizzazione. C’è un punto centrale nella storia. Proprio nel momento in cui verrà arrestato, Gesù proclama: “È giunta l’ora”. Da quel momento in poi, quello che nella prima parte della storia è stato un annuncio si sta gradualmente realizzando.

La prima parte è il racconto dell’Ultima Cena, momento in cui Gesù, quando benedice il pane e il vino, li rimanda a se stesso e alla propria donazione. Sono e saranno per sempre il segno della Nuova Alleanza tra Dio e gli uomini e donne. Sta per iniziare una nuova era, ma passerà necessariamente attraverso la morte di Gesù. In quel contesto, comprendiamo l’annuncio del tradimento di Giuda e le smentite di Pietro. In questo contesto, nella solitudine del Monte degli Ulivi, condividiamo la paura della morte vissua da Gesù.

Nella seconda parte tutto si compie come se fosse una sceneggiatura che gli attori recitano con fedeltà alla lettera scritta della sceneggiatura. Il tradimento di Giuda si consuma con un bacio. L’inutile coraggio di Pietro, che gioca a difendere il Maestro con una spada, è confermato dai suoi tre smentiti. Chi era il più grande traditore? Il canto del gallo ricorderà a Pietro la sua stessa debolezza. Il processo segna l’ultimo confronto di Gesù con le autorità religiose di Israele. Questa è la vera causa della sua morte. Chi ha trascorso la sua vita pubblica parlando di Dio Padre e facendo del bene è condannato come un bestemmiatore. In un certo senso, la condanna di Gesù è una scommessa davanti a Dio. Gesù muore nel nome di Dio. E quelli che lo condannano lo fanno anche in nome di Dio.

La storia termina con la morte di Gesù. Per arrivarci, Gesù è stato ingiustamente giudicato e torturato dai servitori del potere, che approfittano della loro situazione per abusare degli indifesi. Il potere ha sempre avuto lacchè (=servi di animo basso) al suo servizio che fanno il suo sporco lavoro. Coloro che condannano e quelli che torturano o inchiodano la croce o sparano non sono mai gli stessi. Nonostante tutto, Gesù muore credendo nella speranza. Le ultime parole che l’evangelista mette in bocca sono l’inizio di un salmo (Sal 22). È un salmo in cui l’autore sperimenta il dolore, la sofferenza e l’abbandono di Dio in quella sofferenza, ma alla fine proclama la sua speranza nella forza e nella grazia di Dio che salva e dà vita a coloro che credono in lui. In questo modo, l’evangelista voleva esprimere quali fossero i sentimenti di Gesù negli ultimi momenti della sua vita terrena.

La celebrazione della Settimana Santa è stata ed è per coloro che sono abbattuti dalla vita, dalla croce che è sempre presente in essa, “una parola di incoraggiamento”. Dio è con noi e nel nostro mondo c’è un posto per la speranza. Sebbene abbiamo celebrato molte settimane sante, dobbiamo ancora ricordare Gesù di Nazaret per non disperare di fronte a un mondo in cui la morte, in tutte le sue forme, è ancora presente, come ce lo dimostra in questi giorni il Coronavirus. Per quanto sia difficile vederlo, il Dio della vita trionfa sulla morte. Questa è la nostra fede. – AONE.

BUON INIZIO DELLA SETTIMANA SANTA!