Dal Vangelo secondo Giovanni 12,20-33: “Ultima tentazione e il chicco di frumento”
Alcuni greci vogliono prendere contatto con Gesù. Possiamo quasi scommettere che i discepoli abbiano immaginato che quella fosse l’occasione da non mancare, il coronamento della sua attività.
Sarà ora chiamato nel mondo intero, nelle isole più lontane?
Il suo ministero si allargherà a dimensioni mai sognate?
Diventerà celebre persino nella civiltà greca, la più raffinata di quell’epoca?
Tanti pagani aspettano la salvezza, mentre in Giudea la sua parola non è accolta dai suoi paesani. Anzi, progettano di arrestarlo come ribelle. Oggi noi, gente saggia, prudente, non ci chiederemmo forse se il Signore aveva il diritto di sottrarsi al bene che avrebbe potuto compiere fuori della sua Patria?
Non era folle andare verso il supplizio della Croce che avrebbe annullato la sua credibilità e sementito la sua rivelazione del Padre?
Di fronte all’imminenza della passione, Gesù, ancora una volta, non si lascia intrappolare dalla tentazione già balenata davanti ai suoi occhi nel deserto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Quando un agricoltore semina del grano, seppellisce nel terreno i chicchi. Ogni seme marcisce nella terra e muore, ma per dar vita ad una spiga che produrrà a sua volta nuovi chicchi. Se l’agricoltore volesse conservare i chicchi nel granaio per produrre più farina, non ne avrebbe più da seminare e l’anno seguente non ci sarebbe il raccolto. Gesù non conserva la sua vita, ma la dona. La sua morte somiglia a quella di un chicco di frumento. Essa produce vita, la vita di Dio per il mondo intero.
BUON CAMMINO!
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