Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco 14,1-15,47: “La grande sconfitta”
Morire a trentatré anni, abbandonato da chi lo seguiva da tempo, sconfitto, messo al bando, schernito, mentre aveva fatto solo del bene … che senso ha? Da che parte sta Dio? Il Crocifisso stesso sembra crollare alla disperazione quando grida, al colmo del dolore: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Avrebbe potuto guarire tanta gente, magari instaurare una politica attenta ai diritti dei poveri, lavorare all’avvento di una società giusta e invece muore come un malfattore, rinnegato, tradito, disprezzato.
Perché la felicità non dura?
Perché i buoni spesso muoiono prima di aver portato a compimento le loro potenzialità?
Perché l’amore appassisce e l’entusiasmo si spegne?
“E’ bene per voi che me ne vada”, aveva detto Gesù ai suoi discepoli. Forse, ma era davvero necessario che la sua partenza avvenisse così, lasciando tutti nello sgomento, con un sapore d’amara delusione nel cuore?
Si, è buona la spaccatura che gli esseri umani rifiutano con tutta la loro energia, perché apre finalmente alla fiducia nell’altro, nella vita, in Dio.
E’ buona la sconfitta che rivela la vera ricchezza dell’esistenza.
E’ buona persino la morte che permette di entrare nella vita vera, di abbandonare i bagagli inutili che separano degli altri.
Bisogna perdere la vita per trovarla.
Bisogna svegliare l’essere umano dal sogno d’onnipotenza che nutre anche senza accorgersene, credendo anzi di lavorare al bene dell’umanità.
E’ necessaria la breccia che, anche se è spesso attraversata come una sconfitta, apre in realtà la porta della verità.
Gesù si consegna alla Vita, all’Amore che nulla può spegnere. Si fida del Padre e non sarà deluso, perché risorgerà. Ma si fida anche dei suoi fratelli in umanità, pone nelle loro mani il suo messaggio, dona loro persino il suo Spirito.
BUON INIZIO DELLA SETTIMA SANTA!
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